Quattro domande ai nuovi vertici militari della base USA di Camp Darby

Con la presente vorremmo porre quattro prime domande ai nuovi vertici militari italiani e statunitensi stabilitisi nella base USA di Camp Darby. Siamo spinti a porre i seguenti quesiti dalle dichiarazioni dei nuovi comandanti della base, reiterate in questi giorni sulla stampa locale, nelle quali i suddetti dichiarano una “nuova epoca” di relazioni tra la base ed i territori circostanti.

COMUNICATO STAMPA

Quattro domande ai nuovi vertici militari della base USA di Camp Darby

Con la presente vorremmo porre quattro prime domande ai nuovi vertici militari italiani e statunitensi stabilitisi nella base USA di Camp Darby. Siamo spinti a porre i seguenti quesiti dalle dichiarazioni dei nuovi comandanti della base, reiterate in questi giorni sulla stampa locale, nelle quali i suddetti dichiarano una “nuova epoca” di relazioni tra la base ed i territori circostanti.

Prima domanda
I magistrati italiani Casson, Mastelloni e Salvini da anni svolgono due indagini diverse e separate sulla base USA di camp Darby, perché più volte indicata da esponenti del terrorismo nero italiano come luogo di organizzazione ed esercitazione per l’eversione stragista degli anni ’70, di Gladio e di Stay behind.
Perché questi magistrati sono stati fermati ai cancelli della base e non hanno mai potuto svolgere le indagini su di un territorio che formalmente è di pertinenza italiana?

Seconda domanda
Nell’agosto del 2000 le tettoie di alcuni silos della base contenenti tonnellate di ordigni esplosivi cedettero, creando le condizioni di un potenziale disastro dalle proporzioni incalcolabili.
Una rivista militare statunitense ha pubblicato all’epoca un report nel quale si evidenziava l’uso di robot supertecnologici per lo spostamento degli ordigni, ché la presenza umana evidentemente era troppo pericolosa. I cittadini italiani hanno saputo di questo incidente solo 3 anni dopo per merito di un giornalista del Corriere della sera, il qule attinse dal sito militare www.globalsecurity.com.
Perché le autorità militari della base non allertarono le popolazioni circostanti, tra l’altro in un periodo dell’anno di sovraffollamento balneare?

Terza domanda
RAI news24 alcune settimane fa ha mandato in onda un servizio nel quale, attraverso immagini raccapriccianti, si documentavano le conseguenze devastanti di armi al fosforo bianco lanciate sulle popolazioni inermi della città irachena di Falluya. Queste armi esplodenti, del tutto simili al napalm, sono state lanciate, per mesi, dall’aviazione statunitense. Dato che quella di Camp Darby è la più grande base logistica dell’esercito USA nell’area, queste armi sono transitate di li?

Quarta domanda
Alcuni magistrati milanesi hanno inquisito 23 agenti C.I.A. per il sequestro di un cittadino nel centro di Milano nell’aprile del 2003. In seguito è emersa una fitta rete di voli clandestini nelle basi USA con i quali prigionieri sconosciuti vengono trasportati, torturati e destinati a paesi terzi.
Il cittadino sequestrato a Milano, l’imam Abu Omar, è stato rapito e trasportato nella base USA di Aviano, poi nella base USA di Ramstain (Germania), da qui infine in Egitto, dove attualmente non si sa esattamente dove sia imprigionato.
Che garanzie tangibili possono dare gli attuali vertici della base USA di Camp Darby che in questo momento non siano detenuti lì prigionieri clandestini?

In attesa delle risposte, siamo disponibili ad inviare ai vertici militari della base gli atti pubblici delle inchieste dei magistrati citati, le riviste militari USA dalle quali abbiamo tratto alcune informazioni, gli articoli di giornale e le riprese TV di RAI News24.