Pisa No Hub – Di M. Dinucci

Nella simbolica data del 4 novembre è comparso a Pisa, nella centrale Piazza Garibaldi che si affaccia sull’Arno di fronte al Comune, lo striscione dell’appena costituito Coordinamento No Hub, cui partecipano numerose realtà associative e politiche cittadine. In questa prima uscita pubblica, è stato diffuso un volantino per informare la cittadinanza che Pisa è stata ormai scelta quale sede dell’Hub aereo nazionale delle forze armate: da qui transiteranno, a partire dal 2013, tutti i militari e i materiali diretti dal territorio italiano ai teatri operativi, e viceversa….

Una megastruttura che, collegata con le principali linee di viabilità (navale, ferroviaria e stradale) e in grado di ricevere aerei di grandi e medie dimensioni, potrà movimentare ogni mese 36mila militari perfettamente equipaggiati e 12mila tonnellate di materiali. Questo in una città di nemmeno 90mila residenti, dove l’impatto ambientale dell’aeroporto (a conduzione militare allargato al civile) è già oggi ai limiti della sostenibilità. E’ possibile – chiede il Coordinamento No Hub – che un progetto di tale rilevanza venga imposto all’intera cittadinanza senza che sia stata minimamente consultata?
Anche la Commissione difesa della Camera ha dato, il 9 novembre, luce verde. Come al Senato, il Pd ha espresso un voto di astensione; la commissione, avendo il numero legale, ha quindi dato parere favorevole. Il Pd si è astenuto – ha chiarito l’on. Antonio Rugghia – non in base a una valutazione di merito (s’intende positiva), ma per l’assenza di una strategia governativa nel settore della Difesa che, a causa della «riduzione delle risorse», è in una «precaria situazione» tanto da mettere «a forte rischio lo stesso svolgimento delle missioni internazionali». Il Pd critica quindi il governo non perché spende troppo per il militare, ma perché spende troppo poco e male.
Allo stesso tempo, gli esponenti toscani del Pd sono mobilitati a sostegno dell’Hub militare. Il sindaco Marco Filippeschi lo ha definito un «onore per la nostra città», ancor prima che venisse presentato in parlamento. Ma su quale base ha potuto esprimere tale giudizio? Nel primo dibattito in consiglio comunale (richiesto dai rappresentanti di Sel e Rc), l’assessore all’urbanistica Fabrizio Cerri ha infatti ammesso che «nessuno di noi ha visto un progetto» né «una cartografia in grado di esprimere un progetto compiuto». Si è trattato di un «equivoco», ha spiegato il sindaco, precisando di essere orgoglioso non dell’opera in cemento (di cui saranno orgogliosi i militari), ma della presenza delle istituzioni militari a Pisa e del fatto che partono da qui le missioni di pace e solidarietà. Il sindaco Filippeschi si occupa però anche di «cemento»: per dare spazio all’Hub militare ha infatti avviato, di concerto col ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, la «delocalizzazione» di 44 abitazioni da una zona limitrofa all’aeroporto. La spesa, prevista in 15 milioni di euro, graverà in gran parte sul bilancio civile. E probabilmente non basterà a risarcire il valore reale degli immobili, la cui stima è stata affidata all’Agenzia del territorio di Pisa.
A dare man forte al sindaco Filippeschi è sceso in campo anche l’on. Paolo Fontanelli, già sindaco di Pisa. Nel suo blog lamenta che sull’Hub militare si sta «discutendo in modo assai approssimativo e pretestuoso» e se la prende in particolare con «le opinioni di Dinucci». Porta quindi quelli che, secondo lui, sono i fatti. Anzitutto, «non è in campo nessuna ipotesi di utilizzazione dell’aeroporto di Pisa per attività della base Usa di Camp Darby». Ciò viene smentito dalla relazione alla Camera: «La struttura, una volta realizzata, potrà essere messa a disposizione della Nato per supportare i flussi di materiale e personale in caso di crisi internazionali». Come precisa la documentazione presentata alla Camera, all’Hub di Pisa potranno atterrare e decollare anche i giganteschi C-17 Globemaster III dell’aeronautica Usa, la cui capacità di carico è tre volte e mezza maggiore di quella dei C-130J dell’aeronautica italiana.
A Camp Darby, è stato recentemente costruito un nuovo gigantesco complesso di depositi ed edifici per una superficie di oltre 40mila metri quadri (come 7 campi di calcio). Come informa lo U.S. Army, sono stati rimossi 220mila metri cubi di terra, usate 5565 tonnellate di acciaio, 10 km di condutture elettriche e 16 km di tubazioni. Ciò ha accresciuto la capienza di materiali militari, della cui movimentazione si occupa il 3° Battaglione della 405a Brigata, addetto anche alla riparazione dei mezzi della 173a Brigata aviotrasportata, inviati qui dalla base di Vicenza. Con l’entrata in funzione dell’Hub militare Camp Darby potrà usare, oltre al porto di Livorno, anche l’aeroporto di Pisa in misura molto maggiore di quanto faccia oggi.
Secondo Fontanelli però l’Hub militare, che nasce da una esigenza di razionalizzazione, non comporta uno sviluppo di attività militari. Esso non sarà una base di aerei da combattimento. Possiamo dunque stare tranquilli: quando vedremo i C-17 Globemaster («Padroni del mondo») decollare da Pisa carichi di soldati e armi, sapremo che sono destinati, come assicura Fontanelli, a «missioni di pace, umanitarie e di protezione civile».

(il manifesto, 11 novembre 2010)